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ISBN: 9788867730940
Categorie: Alimentazione Naturale, Economia E Società
Pagine: 200
Pubblicazione: Giugno 2020
L’autoproduzione è la vera rivoluzione, frase coniata dall’autrice all’inizio del suo percorso, è la bandiera di un cambiamento che comincia da Milano, di corsa tra un lavoro e una città che non lasciano sufficienti spazi di vita. L’autoproduzione è il veicolo di questo viaggio alla ricerca di alternative, è il pensiero filosofico e l’azione concreta nel costruirsi un mondo nuovo, sostenibile per il pianeta e per il proprio sentire.
La liberazione dalla spinta consumistica, la realizzazione di una vita più sana, naturale e ricca, procede insieme alla liberazione mentale, alla ricerca di frugalità, di spazi per dedicarsi a ciò che si ama, innalzandosi oltre un presente in cui l’essere umano è forzato all’unico ruolo di compratore. Con la consueta ironia e saggezza, scorrono avventure e disavventure, pensiero economico e sociale, sul filo conduttore di un preparato industriale per torte che si trasformerà in un antico pane collettivo.
Dall’introduzione
Ho iniziato a scrivere questo libro nella pace del bosco immerso in una nevicata. Seduta di fianco alla cucina a legna, mentre il fuoco crepitava all’interno e sopra ribollivano due tegami di coccio. Ricordavo, scrivevo e ogni tanto mi alzavo per infornare il pane o per controllare che il bricco con le scorze di arancia e i pezzetti di cannella avesse ancora abbastanza acqua per continuare a profumare la stanza.
Ho terminato di lavorare a questo libro in un’altra casa, seduta sullo sgabello dell’isola, in cucina, quell’isola che avevo appena finito di costruire, reduce da un trasloco di fretta e dall’essere ancora spaesata da quello che era successo. Mi aggrappavo a quest’isola come una naufraga nella tempesta di una casa nuova che non avevo scelto, un mondo che non sembrava più il mio.
In qualche modo, me ne sono accorta solo alla fine, questo libro è stato scritto tutto in cucina. Prima in una cucina grande e antica, in quella casa in mezzo al bosco in cui abbiamo messo in atto la nostra versione di decrescita e vita frugale. Poi in una cucina moderna, sicura, appena fuori dalla natura avvolgente e protettiva del bosco.
Non scrivo abitualmente in cucina ma forse parlando di autoproduzione non c’era posto più vocato per scriverne con naturalezza. In qualche modo l’autoproduzione parte sempre dalla cucina, da una riflessione che quel giorno ci porta a cucinare qualcosa invece di comprarlo già fatto. Per quasi tutti, è una scelta che riguarda principalmente il cibo e non è un caso che sia proprio l’industria alimentare, dagli allevamenti alla produzione di plastiche non biodegradabili per gli imballaggi, a essere la causa principale di inquinamento. Non le auto, ma il cibo che mettiamo in tavola quando arriva dalla produzione industriale e dalla grande distribuzione.
Un libro sull’autoproduzione bisogna autoprodurlo, avevo pensato. Così, dopo una decina di manuali e saggi con diversi editori, nel 2017 avevo deciso di fare il percorso inverso: dall’editore all’autoproduzione. O meglio, a una produzione indipendente.
Non che sia un discorso nuovo quello dell’autoproduzione di libri, gli esempi sono moltissimi. A me viene sempre in mente Virginia Woolf che si dispera per una buona frase d’inizio mentre il marito Leonard corre come un forsennato sulla macchina da stampa a pedali della prima Hogarth Press, la casa editrice fondata da loro perché nessuno pubblicava i capolavori della Woolf, non riconoscendoli come tali. Mi viene in mente anche l’intellettuale Pellegrino Artusi, con i suoi basettoni giganti, che si arrovella per il suo libro di ricette scientifiche che nessuno vuole pubblicare e che, cent’anni dopo, sarà considerato addirittura un’opera letteraria, l’unico libro di ricette a entrare nel canone della letteratura italiana.
La mia motivazione per l’autoproduzione di un libro, però, non era la mancanza di editori. Anzi, questo libro ha ricevuto interesse da parte di blasonati editori che però lo volevano fare in tutt’altro modo. Uno voleva addirittura tagliare tutta la parte discorsiva e “lasciare le ricette”, mi scrisse. Feci delicatamente notare che non c’erano ricette nel libro ma sentenziò che i libri sull’autoproduzione senza ricette non si vendono.
Magari aveva ragione, ma i lettori di Erbaviola escono dalle statistiche e si dispongono nel mondo come una costellazione di eclettici che oggi legge ricette e domani racconti, romanzi, saggi e le istruzioni del dentifricio quando si sono dimenticati di portare qualcosa da leggere in bagno. Vi conosco bene, vero? Sono anche io così, quindi è facile. In un mondo che ci vuole lettori settoriali inquadrati ordinatamente in qualche genere, noi leggiamo tutto quello che ci sembra interessante. Un grande atto sovversivo.
Così, per una volta, ho preso il mio manoscritto e invece di presentarlo a degli editori, l’ho presentato ad alcune persone con cui lavoro da anni, dei bravi professionisti. Questo è un libro che nasce così, richiesto dai lettori senza mai essere stato annunciato e prodotto in proprio con dei collaboratori di notevole esperienza e abilità, che conoscevano il mio percorso e i miei valori.
Dopo mesi di lavoro, è stato presentato un crowdfunding per questo libro, sostanzialmente una formula di pre-acquisto su un libro che avevo già scritto, fatto impaginare e che veniva acquistato prima della stampa. Dall’autore al lettore.
Dopo vent’anni passati a divulgare sull’autoproduzione e la decrescita, ho voluto affrontare quel libro che tante persone mi chiedevano da tempo: un libro sul mio percorso personale, sulla mia storia ma anche sulla storia dei nuovi pensieri e ideologie dietro ai movimenti di decrescita e autoproduzione.
Un numero particolare, 222 persone e gruppi di acquisto solidale, hanno scelto di sostenere questo progetto che non è solo un libro, ma anche un mezzo per informare sulla decrescita e l’autoproduzione come piace a noi: in modo pulito, onesto, concreto, solo con l’amore per quello che si fa e per questo Mondo.
Attraverso questo progetto, ho incontrato i Lettori che da anni stavano timidamente dietro i monitor e i miei libri, persone che hanno messo da parte la loro timidezza silenziosa per sostenere un libro realizzato insieme. Un’umanità meravigliosa e varia che ha assunto le forme di persone vere, reali, di cui sapevo l’esistenza ma ignoravo i tratti e le connessioni. Ci sono stati alcuni che hanno partecipato in gran segreto per fare una sorpresa agli amati, sorelle che se lo sono regalato a vicenda senza saperlo e amici che hanno improvvisato un gruppo di acquisto per riceverlo tutti insieme. In diverse copie ho trascritto, su richiesta, alcune delle dediche più belle che abbia mai letto, dediche che parlavano di cuori, speranze, di vite alternative. Ho dovuto sostituire una copia perché è scappata la lacrima.
Come titolo decisi di adottare L’autoproduzione è la vera rivoluzione, proprio quella frase che, partita anni fa dalle pagine di Erbaviola, ha trovato eco in tutti quelli che vogliono un mondo nuovo, più sostenibile, per sé e per le generazioni future. Considero questa frase uno dei miei copywriting più riusciti!
Il sottotitolo, Storie di decrescita, d’utopia e d’altre leggerezze, chiosa uno dei miei album preferiti: D’amore, di morte e d’altre sciocchezze di Francesco Guccini. Lo ascoltavo spesso tanti anni fa, quando cercavo di capire come crearmi una vita più autentica, a mia misura. Ultimamente è tornato, proprio mentre finivo questo libro. “Ci vuole scienza, ci vuol costanza, per invecchiare senza maturità“, nella canzone Quattro stracci, è forse la strofa che sento più mia. Decidere di vivere in modo diverso, al di fuori delle convenzioni sociali di carriera, crescita, competizione e famiglia tradizionale, richiede impegno, studio e fatica. Paradossalmente è spesso bollato come immaturità. Decidere di essere felici qui e ora è incomprensibile per la maggioranza, ma è la decisione più matura che si possa prendere per la propria vita.
Al termine dell’avventura del crowdfunding per la prima edizione, ho valutato se continuare in maniera indipendente ma le richieste di acquistarlo in libreria erano molte. Di conto, gestire tutte le spedizioni era diventato un lavoro notevole e io non ho mai scelto le mie attività in base al profitto ma a quello che posso dare di concreto, in base a quello che so fare meglio. Studiare e scrivere. Sono partita allora alla ricerca di un editore che avesse la visione giusta e i valori etici necessari per pubblicare questo libro… trovandone due! Questa seconda edizione a cura di Enea Edizioni e Macro Edizioni non è l’abbandono dell’autoproduzione del libro ma l’evoluzione del progetto iniziale: l’affidarlo in mani esperte che lo portino molto più lontano, facendo conoscere a sempre più persone che una vita diversa e sostenibile è possibile.
Tra i perché di questo libro c’è anche la voglia di raccontare un’esperienza personale fatta di scelte quotidiane, un’esperienza che è solo una delle tante di chi sceglie di vivere in un altro modo, di pesare meno sul pianeta. Non siamo tantissimi adesso a fare queste scelte, ma siamo più di prima, siamo più di vent’anni fa. Siamo stravaganti pionieri o forse solo eccezioni di una globalizzazione che ci vorrebbe tutti uguali e tutti obbedienti consumatori.
Come diceva il mio compianto amico Renato Pontiroli, fondatore della comunità Bionieri (oggi purtroppo chiusa): “Non possiamo proporci come esempio per gli anni a venire ma solo contagiare altre vite con le nostre o con il racconto dei giorni, con le nostre storie, per mettere in relazione il nostro vissuto con quello di altri, affinché lo scambio di emozioni che a volte avviene attraverso le vite raccontate contagi le sensibilità che sono già predisposte al cambiamento.”
Questo libro non è alla moda, non è scritto per piacere facilmente: qualche capitolo è più lungo dell’altro e non ci sono estenuanti descrizioni su foglie che cadono lentamente dagli alberi sullo sfondo di un tramonto toscano. Nel mio mondo le foglie cadono dagli alberi perché ci sono la forza di gravità e il vento. Quando arrivano a terra si decompongono per diventare humus, arricchendo il terreno, collaborando al nutrimento di altre piante. Io sono così, non ho bisogno di dire di più, preferisco parlarvi dell’accensione della cucina a legna con le foglie secche. Oppure citare Umberto Saba, “Io sono come quella foglia, guarda, sul nudo ramo, che un prodigio ancora tiene attaccata”.
Siete un po’ così anche voi, vero? Allora grazie a tutti voi che leggete, per aver compreso l’essenza di questo libro: la condivisione di un viaggio personale alla ricerca di spazi di vita sana e sostenibile, in cui l’autoproduzione è stata la rivoluzione positiva per tutti gli ambiti della mia vita.
Racconto nella speranza che altri, già su questa strada, trovino in questo libro una voce simile alla loro, per cantare insieme.
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